Ci siamo, è l'ultimo giorno dell'anno, giorno di bilanci, giorno di malinconia e di felicità: sono grata a questo 2015 e mi dispiace un po' che ne stia andando con la sua valigia piena di ricordi felici e di obiettivi raggiunti. Quest'anno si può riassumere in una parola o meglio in un nome, quello di mio figlio Francesco, che ha accompagnato me e il suo papà fin dall'inizio, con il freddo di gennaio, quando le Beta-HCG, schizzate alle stelle, non hanno più lasciato dubbi sulla sua presenza. Tutto il resto è venuto da sè, in un'altalena di emozioni segnate dall'avvicendarsi delle stagioni, come uno specchio dell'anima: al gelido inverno, che mi ha lasciata senza un lavoro, si è sostituita una dolce primavera con i suoi profumi e voglia di vita, il mio ultimo nipotino e un mese dopo il mio blog, aperto ufficialmente il 22 maggio, giorno di santa Rita, la specialista delle cause impossibili. L'estate più calda di sempre mi ha infammata, ha visto la nascita di mio figlio e la paura di non farcela, ci ha pensato l'aria frizzante dell'autunno a ridarmi l'energia e la consapevolezza di un ruolo che è solo mio. Si chiude un grande anno che ha concluso i miei primi 40 anni, aprendo così la decade forse più importante della mia vita. Quello che mi sento di dire, in questa fine d'anno, è un grande "Grazie" per questi 365 concentrati di vita che mi sono stati concessi e che conserverò nel mio cuore per gli anni a venire. Buon anno a tutti!
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giovedì 31 dicembre 2015
Salmone in crosta con carciofi
Un guscio di friabile pasta sfoglia racchiude la delicata carne del salmone, la croccantezza del carciofo completa questo piatto semplice da preparare e al tempo stesso scenografico, una ricetta speciale per l'ultima cena dell'anno, te la lascio insieme ai miei più cari auguri per un buon 2016!
250 gr di salmone fresco
3 carciofi oppure 3 cuori di carciofo già puliti
150 gr di pastasfoglia
un uovo
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
sale e pepe q.b
Salmone in crosta con carciofi
Ingredienti per 4 persone250 gr di salmone fresco
3 carciofi oppure 3 cuori di carciofo già puliti
150 gr di pastasfoglia
un uovo
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
sale e pepe q.b
- Accendi il forno a 200° in modalità statico.
- Pulisci carciofi: togli le foglie esterne più dure e taglia la sommità della parte rimanenet per eliminare le spine, parte togli il gambo etaglia in quattro il cuore del carciofo che hai ottenuto. Elimina la barbetta interna, tagliali a fettine sottili e mettili in una ciotola con acqua fredda e limone.
- Scalda dell'olio extravergine di oliva in una padella e salta le fettine del carciofo scolate dall'acqua e limone. Regola di sale e di pepe e cuoci per circa 10 min, aggiungendo un pochino di acqua se si asciugassero troppo. Spegni e tieni da parte.
- Togli la pelle e le lische del salmone, salalo da entrambe le parti.
- Stendi la pastasfoglia e spennella con l'uovo sbattuto. Adagiaci i carciofi e poi il filetto di salmone,togli l'eventuale eccesso di pastasfoglia e poi chiudi a pacchetto, spennellando i bordi per incollarlo meglio. Ora gira delicatamente il tuo pacchetto, spennellane la superficie con l'uovo, disponilo su una teglia rivestita di cartaoleata e inforna sul ripiano più basso per circa 20/25 min.
mercoledì 30 dicembre 2015
La fine di una storia
E' cominciata quasi due mesi fa ed ora posso davvero dire che è finita! Provo un po' di nostalgia, lo ammetto, come al suono della campanella dell'ultimo giorno di scuola dell'ultimo anno di liceo, ma in fondo capisci che deve andare così, si deve sempre guardare avanti e cercare di raggiungere nuovi traguardi. La nostra storia è cominciata in un tiepido pomeriggio di inizio novembre, ho incrociato il tuo sguardo un po' ebete, mentre starnazzavi con le tue compagne, non mi hanno permesso di incontrarti,quella volta, perchè eri già di qualcun altro, ma le grandi storie, si sa, riescono a superare qualsiasi avversità e così,quando ti ho rivista, tu eri là, su quel bancone freddo, che mi aspettavi. Spero di non averti offesa, quando ho chiesto di tagliarti testa, zampe e l'ultimo pezzo dell'ala; non che io abbia voluto snobbare il tuo cervello, ma la bellezza delle tue carni mi ha colpito fin dal primo momento. Una volta a casa, però, mi sono fatta perdonare, regalandoti un percorso benessere nella spa, allestita appositamente per te: uno scrub massage con sale, pepe e nocemoscata, seguito da una sosta di ben 24 ore nel frigidarium in veranda a cui è seguito un lento e rigenerante bagno turco di 4 ore con essenze di aglio e alloro. Alla fine eri pronta, con quel bel colore ambrato che denota una perfetta rosolatura e con quel sentore di alloro che mi piace tanto: il tuo gusto aromatico si è ben sposato con il bicchiere di Coca-cola frizzante e zuccherina che ho scelto appositamente per accompagnarti. E' finita così fra di noi, un finale glorioso, un tripudio di gusto e forse ci rivedremo per l'Epifania, a casa di amici comuni, che hanno deciso di ospitarti, in uno scomparto del loro frigo, custodita nel grasso come una perla nella sua ostrica. E' stata una storia breve, ma intensa, cara oca, e voglio che tu sappia che conserverò per sempre un bel ricordo di te e di tutti i bei momenti passati insieme. Grazie di tutto e spero in futuro di incontrare qualcuno che ti assomigli, sei stata una gran benedizione!
Il pranzo di Natale
Natale può essere considerato come il giorno dei giorni per la cucina per tutto quello che ruota attorno a lei, è come una febbre che sale e che ti assorbe tutte le energie. Tutto viene pianificato anche parecchie settimane prima, fin nei minimi dettagli per una festa che ogni anno riesce ad essere sempre uguale e diversa allo stesso tempo. Natale racchiude in sè i ricordi dell'infanzia e l'attesa del futuro e tutto si concentra attorno ad una tavola imbandita: l'apparecchiatura si arricchisce di centrotavola e segnaposti, riuscendo a trasformare anche l'ambiente intorno e, oserei dire, anche la sostanza e il gusto del cibo che viene consumato. Senza nulla togliere al valore di una cuoca, penso che a tavola l'apparenza conti davvero parecchio e sostengo che una tavola ben curata può far passare in secondo piano una pietanza non perfettamente riuscita. Chi sa apprezzare i dettagli capisce quanto lavoro e quanta cura ci sia dietro tutto questo, tanto lavoro per un solo giorno che passa troppo in fretta, tante piccole cose che insieme fanno la differenza e che ti fanno sentire amata e desiderata. Le mamme sono maestre in questo e io spero di avere anche solo un briciolo della cura e della passione che la mia mamma mette in tutte le occasioni in cui riesce a riunirci tutti insieme. Oggi Anna si è davvero superata, cambiando la mise en place e rendendola più a misura di bambino senza toglierle l'importanza che merita in una tavola natalizia. Un tovagliolo come sottopiatto, quasi fosse un servizio all'americana, calici meno lavorati, dalla linea più pulita, insomma una tavola che è stata arricchita togliendo qualcosa e riuscirci è davvero un'arte. Al buffet degli antipasti non mancava nulla e il cocktail di gamberi era favoloso, le lasagne si sono rivelate come sempre all'altezza della situazione e l'oca di Natale è stato un vero trionfo, facendomi chiudere onorevolmente uno dei pochi progetti che sono riuscita a portare a termine. Tutto questo è stato realizzato da Anna senza l'aiuto di nessuno, dal momento che Maurilio ha deciso di ammalarsi giusto ieri e oggi non ha potuto essere nella sua forma migliore. E' stato un Natale bellissimo, il primo di Francesco, grazie mamma per avercelo regalato e grazie a tutte le mamme che come la mia hanno dato tanto, soprattutto in termini di fatica, in questa giornata!
domenica 27 dicembre 2015
Habemus ocam!
La notizia circolava già da una settimana, ma oggi lo posso annunciare ufficialmente, con un entusiasmo da camerlengo dalla loggia delle benedizioni:"Abbiamo un'oca, anzi due"! Il merito è tutto di mia cognata Valentina che ha semplicemente chiesto al suo macellaio di fiducia di mettere da parte due oche per noi e, ironia della sorte, provengono propio da quell'allevamento che io e Anna avevamo puntato più di un mese fa! Quindi all'inizio della settimana siamo andate a ritirarle: il negozio era già pieno di gente che affollava il bancone delle carni e noi ci siamo messe in fila e aspettato il nostro turno, mentre guardavamo i volatili stipati nelle vetrine e ascoltavamo curiose le richieste degli altri clienti. Così abbiamo scoperto che eravamo quasi tutti lì per le oche e allora si è creato un vero e propio forum culinario, uno scambio di ricette che non ti aspettavi davvero. Anna ha dato la sua personale dell'oca arrosto ad una ragazza che si accingeva a cucinarla per la prima volta, mentre un'altra gentile signora, per ringraziarci di averle ceduto il fegato di una delle nostre oche, mi ha illustrato passo passo la preparazione del pâté che realizza lei da tanti anni. E' passata circa una mezz'ora prima di uscire con le nostre due borse dal negozio, ma è stato un tempo speso bene, perchè ho respirato quell'aria frizzante, carica di aspettative, e ti basterebbe solo annusare quel profumo per sapere che è Natale. E' stato come fare un viaggio nel passato, quando facevamo la spesa, sempre io e mia mamma, propio la vigilia di Natale, più di trent'anni fa, alla gastronomia sul corso: le persone che si incrociano e si fanno gli auguri, grosse olive verdi e una piccola bottiglia di succo di frutta, in regalo, solo per me. Poi via, a casa, i cartoni animati di Tom e Jerry in prima serata e la fatica a prendere sonno, anche se a letto ci volevo andare prestissimo, tanta era la voglia di svegliarsi per scartare quei pacchetti colorati che avrei trovato sotto l'albero. Mia mamma restava sveglia invece, a preparare l'oca, propio come abbiamo fatto ieri pomeriggio.
Oca lombarda arrosto di mia mamma
1 oca (la nostra pesa 4,5 kg) già tagliata + il suo grasso a parte500 gr di grasso di maiale tagliato a pezzetti
200 gr di sale fino
1 noce moscata grattugiata
pepe nero macinato q.b
1 testa d'aglio
5 o 6 foglie di alloro
- In un piatto mescola il sale, la noce moscata e il pepe e con questo mix massaggia accuratamente tutti i pezzi dell'oca.
- Sul fondo di una casseruola alta e larga metti uno strato di grasso di maiale e copri con i pezzi d'oca più grandi, completa aggiungendo 7 o 8 spicchi d'aglio sbucciati e qualche foglia di alloro. Fai un secondo strato sempre con grasso di maiale e copri con i pezzi d'oca più piccoli come le ali e il collo, aggiungi l'aglio, l'alloro e completa con il grasso di maiale rimasto e tutto il grasso dell'oca. Copri con il coperchio e fai riposare al fresco per 24 ore nel frigo oppure sul balcone.
- Fai cuocere a fiamma bassa per un paio d'ore, quindi alza la fiamma e continua la cottura per un'altra ora. Devi ottenere una carna rosolata, ma non secca, quindi attenzione alla cottura durante l'ultima ora. Mia mamma cuoce l'oca in due fasi: la prima ora il pomeriggio del 24 dicembre, le ultime due ore la mattina del 25.
lunedì 21 dicembre 2015
Natale per sempre
"Avvisiamo la gentile clientela che il centro commerciale chiuderà fra dieci minuti. Vi preghiamo di ultimare velocemente gli acquisti e di dirigervi verso le casse."
La voce metallica dell'altoparlante raggiunse la vecchia signora al banco della gastronomia <Di solito chiudete più tardi!> bofonchiò irritata al commesso che le stava tagliando l'ultima fetta di prosciutto.
<Sì, ma oggi è la vigilia di Natale, capirà anche lei che abbiamo tutti voglia di tornare a casa a festeggiare..> le rispose lui, porgendole il pacchetto appena pesato.
<E allora? Non è un buon motivo, siete davvero poco professionali, questa è l'ultima volta che metterò piede qui dentro!>
Magari - pensò il commesso- una rompiscatole in meno!
La signora si avviò alla cassa, dove non perse occasione per vomitare il suo disappunto alla sfortunata di turno, che l'ascoltò pazientemente, mentre le passava sul nastro l'esigua spesa.
<Sono cinque euro e ottantacinque centesimi, signora.> disse la ragazza con tono garbato.
La signora tirò fuori il piccolo portamonete e ne estrasse una banconota da dieci tutta stropicciata e sgualcita come un vecchio straccio, che allungò con noncuranza alla cassiera.
<Ecco il suo resto. Grazie e passi un buon Natale, signora!> fu l'augurio della giovane, accompagnato da un largo sorriso.
La vecchia rispose con un mezzo ghigno infastidito e si allontanò ciabattando con la sua andatura ciondolante verso l'uscita. All'apertura delle porte un freddo pungente le entrò nelle narici e una fitta nebbia la avvolse nell'oscurità della sera, mentre parlottando fra sè tornava verso casa < Natale, Natale, tzè..ragazzina gnè gnè..arriverà anche per te il momento della resa dei conti, ci penserà la vita a toglierti quel sorrisetto sfacciato!>
Mentre faceva questi commossi pensieri, arrivò al portone di un fatiscente palazzo alla periferia della città, lo aprì e percorse l'umido androne, illuminato quel poco che bastava per distinguere le porte dai muri; il suo era un appartamento al pianterreno, l'ultimo in fondo al corridoio. Entrò in casa, posò il sacchetto della spesa sul tavolo, la luce era rimasta accesa, ormai non la spegneva più, tanto valeva, visto che gliel'avrebbero tagliata a breve con tutti quegli arretrati che non pagava da tempo. Anche il televisore era acceso, un vecchio tubo catodico di vent'anni fa: cominciava in quel momento il tiggì della sera con tutti i servizi sul grande cenone della vigilia. Lei guardò nel sacchetto e ne estrasse il suo cartoccio, lo aprì e mangiò una fetta di prosciutto dopo l'altra, in piedi, con le mani, inutile sforzarsi di apparecchiare; riempì il bicchiere che aveva davanti a sè..fatto, la grande cena della vigilia era stata consumata senza nemmeno i piatti da lavare! Si stava per sedere sulla poltrona quando si ricordò di avere ancora qualcos'altro nella borsa della spesa: una piccola confezione di cioccolatini, niente di che, ovvio, ma l'aver ceduto a quella piccola tentazione le aveva regalato un inaspettato istante di piacere, alla sola idea di concludere la sua cena con una nota di dolcezza. Così prese il suo sacchetto e si lasciò cadere con un tonfo sordo nella vecchia poltrona di fronte alla tele, lo aprì e con sua grande sorpresa vi trovò un solo cioccolatino, avvolto con cura nella sua carta argento; alzò un pugno al cielo, imprecando, perchè era sicura che ce ne fossero molti in quel sacchetto e che qualcuno l'avesse imbrogliata! Strinse anche l'altra mano a pugno, chiudendo il cioccolatino in una morsa così stretta che lo fece schizzare fuori dalla carta, imbrattandole la mano, la rabbia della vecchia era al culmine, con i due pugni rivolti al cielo gridò: <Perchè ce l'hai con me?!!>. Rimase così per qualche secondo, poi le braccia le ricaddero di colpo sui braccioli della poltrona e le mani indolenzite si aprirono, rivelando i segni delle unghie che si erano conficcate nei palmi; la vecchia li guardò e d'istinto, come un randagio nella spazzatura, leccò quella chiazza marrone, scintilla della sua rabbia: un sapore intenso, dolce e al tempo stesso pungente, la fece quasi sobbalzare: possibile che quella sottospecie di cioccolatino a basso costo, potesse nascondere un così raffinato gioiello di pasticceria? Leccò ancora e assaporò, chiudendo gli occhi: l'amaro del fondente di Modica, unito al sentore acidulo di agrumi la catapultò di colpo alla sua infanzia, a quelle corse nell'aranceto del padre, mentre il profumo di quei frutti dalla scorza rugosa le riempiva i polmoni.. Possibile che la pace dei sensi arrivi così, all'improvviso, al culmine di un'imprecazione rabbiosa?
Driiiinnn..Driiinn.. Il campanello della porta la risvegliò dal sonno in cui si era immersa, riportandola alla squallida realtà del suo appartamento, ma chi poteva essere a quell'ora?
<Andate via o chiamo i carabinieri!> urlò lei, pensando ai soliti scherzi sciocchi che le facevano.
< Sono io, apri!> scandì una voce leggera dall'altra parte della soglia.
La vecchia signora sobbalzò sulla poltrona e andò alla porta più in fretta che potè e guardò dallo spioncino: un ragazzo sui trent'anni, alto e con un sorriso radioso aspettava lì fuori. Lei aprì tremando e quando lo vide, i suoi occhi si riempirono di lacrime, fece per dire qualcosa, ma lui la precedette: <E' ora di andare, mamma, ti aspettano tutti per la cena.> e così dicendo le prese la mano e la accompagnò lungo il corridoio e poi fuori, dove un taxi aspettava. Salirono e si avviarono, percorrendo a ritroso quella stessa strada che lei faceva ogni giorno: la nebbia si era ormai diradata e tante luci colorate facevano capolino dai giardini e dai balconi, quasi a salutare il loro passaggio. Svoltarono a destra e si inerpicarono su per la collina, era una parte della città che lei non aveva mai visto, era stupita per tanta bellezza e armonia e si domandava, rapita da quello spettacolo che le metteva in cuore tanta pace, come non avesse mai notato prima tutto ciò. Il taxi si fermò all'ingresso di una grande villa, il ragazzo scese, fece il giro della macchina per aprire lo sportello alla madre e le porse la mano per aiutarla a scendere. Lei, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, rapita da quell'inaspettata vista, si accorse che era uscita così com'era, senza nemmeno mettersi le scarpe:< Non sono preparata, non ho i vestiti adatti, sembro una stracciona, ti farò fare brutta figura, e...>
<Ssshh..> la interruppe dolcemente lui <Sei bellissima , mamma, perfetta così come sei.> e la accompagnò oltre la soglia della grande porta.
All'interno un luminoso salone tutto inghirlandato e nel mezzo una lunga tavola con candidi piatti e cristalli scintillanti la lasciò senza fiato, stava per aprir bocca quando..
<Mamma, ti presento Myriam, mia moglie.> le sorrise lui, cingendo le spalle di una giovane donna dagli occhi scuri e penetranti.
<Allora vi siete sposati poi. Io non ho più avuto notizie , ma perchè..>
< Nonna, nonna!> Un bel bambino, che poteva avere cinque anni occhio e croce, le corse incontro e le saltò al collo con quell'argento vivo che solo i piccoli possiedono.
<Ho anche un nipote..ma io pensavo che dopo quella sera..>
<A tavola!> una voce alle loro spalle la interruppe e di colpo la vecchia si accorse di tutto quel brulicare di persone attorno a loro: alcuni era sicura di averli già visti da qualche parte, ma altri..ed erano così tanti.. Fu accompagnata al suo posto, sempre con il nipotino fra le braccia, si sedette e guardò nel sottopiatto d'argento che stava sulla tavola,davanti a lei. Lo stupore fu grande quando vide l'immagine di una bella donna, sui quaranta, occhi vividi e lineamenti fini. Non vedeva quel viso da almeno trent'anni, possibile? Si voltò alla sua destra verso il figlio e gli disse:<Ma è tutto vero?>
<Ti sembro forse un fantasma, io?> rise lui e di rimando le pizzicottò dolcemente una mano.
<Allora sono viva anch'io? Sono viva, finalmente!!> e rise come non faceva da tempo, in pace con sè stessa e sorridendo a chi le stava intorno.
<In alto i calici, arriva il festeggiato! Tanti auguri!!!> una voce invitò tutti al brindisi e la signora fece altrettanto, stava arrivando il padrone di casa, lo voleva ringraziare per averla invitata a passare il Natale con la famiglia che non vedeva da anni..eccolo..eccolo che arriva.. al solo vederlo lei si sciolse in lacrime, mentre una gioia bruciante come lava di un vulcano le straripava dal cuore.
<Grazie..> gli disse lei fra le lacrime <Grazie!>.
Il maresciallo spense la tv, ormai accesa da due giorni, e guardò l'anziana signora, riversa sulla sua poltrona. Poverina, morire così propio a Natale, a volte la vita sa essere davvero crudele, pensò lui, ricordandosi di quel 24 dicembre di sei anni prima e di quella giovane coppia morta in quell' incidente sulla strada ghiacciata e insidiosa. Ripensò a quella madre che aveva riconosciuto i corpi , solo con un cenno del capo, nessuna parola, e ora, a vedersela davanti così, gli si stringeva il cuore. Sul tavolo un bicchiere sporco e un pacchetto di cioccolatini ancora intatto, attorno la tristezza di una vita finita in solitudine; solo quel sorriso, sul volto segnato dal tempo, stonava con tutto il resto, con quella donna di cui nessuno ricordava nemmeno il nome. Nessuno poteva immaginare che per lei, invece, da quella sera, sarebbe stato Natale, tutti i giorni, per sempre..
2 cucchiai di mascarpone
1 cucchiaio colmo di cacao amaro
2 cucchiai di zucchero a velo
2 cucchiai di Cointreau
briciole di torrone
La voce metallica dell'altoparlante raggiunse la vecchia signora al banco della gastronomia <Di solito chiudete più tardi!> bofonchiò irritata al commesso che le stava tagliando l'ultima fetta di prosciutto.
<Sì, ma oggi è la vigilia di Natale, capirà anche lei che abbiamo tutti voglia di tornare a casa a festeggiare..> le rispose lui, porgendole il pacchetto appena pesato.
<E allora? Non è un buon motivo, siete davvero poco professionali, questa è l'ultima volta che metterò piede qui dentro!>
Magari - pensò il commesso- una rompiscatole in meno!
La signora si avviò alla cassa, dove non perse occasione per vomitare il suo disappunto alla sfortunata di turno, che l'ascoltò pazientemente, mentre le passava sul nastro l'esigua spesa.
<Sono cinque euro e ottantacinque centesimi, signora.> disse la ragazza con tono garbato.
La signora tirò fuori il piccolo portamonete e ne estrasse una banconota da dieci tutta stropicciata e sgualcita come un vecchio straccio, che allungò con noncuranza alla cassiera.
<Ecco il suo resto. Grazie e passi un buon Natale, signora!> fu l'augurio della giovane, accompagnato da un largo sorriso.
La vecchia rispose con un mezzo ghigno infastidito e si allontanò ciabattando con la sua andatura ciondolante verso l'uscita. All'apertura delle porte un freddo pungente le entrò nelle narici e una fitta nebbia la avvolse nell'oscurità della sera, mentre parlottando fra sè tornava verso casa < Natale, Natale, tzè..ragazzina gnè gnè..arriverà anche per te il momento della resa dei conti, ci penserà la vita a toglierti quel sorrisetto sfacciato!>
Mentre faceva questi commossi pensieri, arrivò al portone di un fatiscente palazzo alla periferia della città, lo aprì e percorse l'umido androne, illuminato quel poco che bastava per distinguere le porte dai muri; il suo era un appartamento al pianterreno, l'ultimo in fondo al corridoio. Entrò in casa, posò il sacchetto della spesa sul tavolo, la luce era rimasta accesa, ormai non la spegneva più, tanto valeva, visto che gliel'avrebbero tagliata a breve con tutti quegli arretrati che non pagava da tempo. Anche il televisore era acceso, un vecchio tubo catodico di vent'anni fa: cominciava in quel momento il tiggì della sera con tutti i servizi sul grande cenone della vigilia. Lei guardò nel sacchetto e ne estrasse il suo cartoccio, lo aprì e mangiò una fetta di prosciutto dopo l'altra, in piedi, con le mani, inutile sforzarsi di apparecchiare; riempì il bicchiere che aveva davanti a sè..fatto, la grande cena della vigilia era stata consumata senza nemmeno i piatti da lavare! Si stava per sedere sulla poltrona quando si ricordò di avere ancora qualcos'altro nella borsa della spesa: una piccola confezione di cioccolatini, niente di che, ovvio, ma l'aver ceduto a quella piccola tentazione le aveva regalato un inaspettato istante di piacere, alla sola idea di concludere la sua cena con una nota di dolcezza. Così prese il suo sacchetto e si lasciò cadere con un tonfo sordo nella vecchia poltrona di fronte alla tele, lo aprì e con sua grande sorpresa vi trovò un solo cioccolatino, avvolto con cura nella sua carta argento; alzò un pugno al cielo, imprecando, perchè era sicura che ce ne fossero molti in quel sacchetto e che qualcuno l'avesse imbrogliata! Strinse anche l'altra mano a pugno, chiudendo il cioccolatino in una morsa così stretta che lo fece schizzare fuori dalla carta, imbrattandole la mano, la rabbia della vecchia era al culmine, con i due pugni rivolti al cielo gridò: <Perchè ce l'hai con me?!!>. Rimase così per qualche secondo, poi le braccia le ricaddero di colpo sui braccioli della poltrona e le mani indolenzite si aprirono, rivelando i segni delle unghie che si erano conficcate nei palmi; la vecchia li guardò e d'istinto, come un randagio nella spazzatura, leccò quella chiazza marrone, scintilla della sua rabbia: un sapore intenso, dolce e al tempo stesso pungente, la fece quasi sobbalzare: possibile che quella sottospecie di cioccolatino a basso costo, potesse nascondere un così raffinato gioiello di pasticceria? Leccò ancora e assaporò, chiudendo gli occhi: l'amaro del fondente di Modica, unito al sentore acidulo di agrumi la catapultò di colpo alla sua infanzia, a quelle corse nell'aranceto del padre, mentre il profumo di quei frutti dalla scorza rugosa le riempiva i polmoni.. Possibile che la pace dei sensi arrivi così, all'improvviso, al culmine di un'imprecazione rabbiosa?
Driiiinnn..Driiinn.. Il campanello della porta la risvegliò dal sonno in cui si era immersa, riportandola alla squallida realtà del suo appartamento, ma chi poteva essere a quell'ora?
<Andate via o chiamo i carabinieri!> urlò lei, pensando ai soliti scherzi sciocchi che le facevano.
< Sono io, apri!> scandì una voce leggera dall'altra parte della soglia.
La vecchia signora sobbalzò sulla poltrona e andò alla porta più in fretta che potè e guardò dallo spioncino: un ragazzo sui trent'anni, alto e con un sorriso radioso aspettava lì fuori. Lei aprì tremando e quando lo vide, i suoi occhi si riempirono di lacrime, fece per dire qualcosa, ma lui la precedette: <E' ora di andare, mamma, ti aspettano tutti per la cena.> e così dicendo le prese la mano e la accompagnò lungo il corridoio e poi fuori, dove un taxi aspettava. Salirono e si avviarono, percorrendo a ritroso quella stessa strada che lei faceva ogni giorno: la nebbia si era ormai diradata e tante luci colorate facevano capolino dai giardini e dai balconi, quasi a salutare il loro passaggio. Svoltarono a destra e si inerpicarono su per la collina, era una parte della città che lei non aveva mai visto, era stupita per tanta bellezza e armonia e si domandava, rapita da quello spettacolo che le metteva in cuore tanta pace, come non avesse mai notato prima tutto ciò. Il taxi si fermò all'ingresso di una grande villa, il ragazzo scese, fece il giro della macchina per aprire lo sportello alla madre e le porse la mano per aiutarla a scendere. Lei, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, rapita da quell'inaspettata vista, si accorse che era uscita così com'era, senza nemmeno mettersi le scarpe:< Non sono preparata, non ho i vestiti adatti, sembro una stracciona, ti farò fare brutta figura, e...>
<Ssshh..> la interruppe dolcemente lui <Sei bellissima , mamma, perfetta così come sei.> e la accompagnò oltre la soglia della grande porta.
All'interno un luminoso salone tutto inghirlandato e nel mezzo una lunga tavola con candidi piatti e cristalli scintillanti la lasciò senza fiato, stava per aprir bocca quando..
<Mamma, ti presento Myriam, mia moglie.> le sorrise lui, cingendo le spalle di una giovane donna dagli occhi scuri e penetranti.
<Allora vi siete sposati poi. Io non ho più avuto notizie , ma perchè..>
< Nonna, nonna!> Un bel bambino, che poteva avere cinque anni occhio e croce, le corse incontro e le saltò al collo con quell'argento vivo che solo i piccoli possiedono.
<Ho anche un nipote..ma io pensavo che dopo quella sera..>
<A tavola!> una voce alle loro spalle la interruppe e di colpo la vecchia si accorse di tutto quel brulicare di persone attorno a loro: alcuni era sicura di averli già visti da qualche parte, ma altri..ed erano così tanti.. Fu accompagnata al suo posto, sempre con il nipotino fra le braccia, si sedette e guardò nel sottopiatto d'argento che stava sulla tavola,davanti a lei. Lo stupore fu grande quando vide l'immagine di una bella donna, sui quaranta, occhi vividi e lineamenti fini. Non vedeva quel viso da almeno trent'anni, possibile? Si voltò alla sua destra verso il figlio e gli disse:<Ma è tutto vero?>
<Ti sembro forse un fantasma, io?> rise lui e di rimando le pizzicottò dolcemente una mano.
<Allora sono viva anch'io? Sono viva, finalmente!!> e rise come non faceva da tempo, in pace con sè stessa e sorridendo a chi le stava intorno.
<In alto i calici, arriva il festeggiato! Tanti auguri!!!> una voce invitò tutti al brindisi e la signora fece altrettanto, stava arrivando il padrone di casa, lo voleva ringraziare per averla invitata a passare il Natale con la famiglia che non vedeva da anni..eccolo..eccolo che arriva.. al solo vederlo lei si sciolse in lacrime, mentre una gioia bruciante come lava di un vulcano le straripava dal cuore.
<Grazie..> gli disse lei fra le lacrime <Grazie!>.
Il maresciallo spense la tv, ormai accesa da due giorni, e guardò l'anziana signora, riversa sulla sua poltrona. Poverina, morire così propio a Natale, a volte la vita sa essere davvero crudele, pensò lui, ricordandosi di quel 24 dicembre di sei anni prima e di quella giovane coppia morta in quell' incidente sulla strada ghiacciata e insidiosa. Ripensò a quella madre che aveva riconosciuto i corpi , solo con un cenno del capo, nessuna parola, e ora, a vedersela davanti così, gli si stringeva il cuore. Sul tavolo un bicchiere sporco e un pacchetto di cioccolatini ancora intatto, attorno la tristezza di una vita finita in solitudine; solo quel sorriso, sul volto segnato dal tempo, stonava con tutto il resto, con quella donna di cui nessuno ricordava nemmeno il nome. Nessuno poteva immaginare che per lei, invece, da quella sera, sarebbe stato Natale, tutti i giorni, per sempre..
Crema di Natale
Ingredienti per 6 bicchierini2 cucchiai di mascarpone
1 cucchiaio colmo di cacao amaro
2 cucchiai di zucchero a velo
2 cucchiai di Cointreau
briciole di torrone
- In una ciotola mescola il mascarpone con il cacao, lo zucchero a velo ed il Cointreau. Metti in una sac à poche con la bocchetta a stella e riempi delle mini ciotoline o bicchierini. Rifinisci con delle briciole di torrone.
lunedì 14 dicembre 2015
Una festa speciale
La festa della luce in Svezia è una ricorrenza molto sentita, si celebra ogni 13 dicembre, giorno di santa Lucia, ed è consuetudine che le bambine sfilino in corteo per le strade e nelle chiese per ricordare la santa, tutte vestite con delle bianche tuniche e candele accese. Le tradizioni nordiche mi hanno sempre affascinata e così, sei anni fa, io e Gabriele abbiamo deciso anche noi di onorare questa santa, che fra l'altro è siracusana, organizzando la più grande festa dell'anno che si tiene in casa nostra, che chiamiamo appunto la festa della luce: una sorta di apericena a buffet dall'antipasto al dolce, dove su tutto scorrono fiumi di prosecco e di succo alla pera (non nello stesso calice). Quest'anno ho dei progetti molto ambiziosi, visto che è la prima volta per Francesco, quindi ho fatto gli inviti già da tempo, la casa è tutta addobbata e dodici bottiglie di prosecco aspettano solo di essere stappate; manca solo..tutto il resto. Io però mi sono organizzata con una tabella di marcia, messa nero su bianco, che guardo ogni giorno per essere sicura di non aver dimenticato nulla: ecco il menù e quello che mi aspetta per prepararlo:
sera: preparare ragù e sorbetto al mandarino.
pomeriggio: preparare insalata di polipo, le lasagne e pasta brisée
sera: preparare mini quiches e i panini allo zafferano
scongelare pasta foglia e gamberi
mettere le bottiglie di prosecco al fresco
pomeriggio: cuocere le lasagne, le brioches, le sfogliatine e i masapan.
allestire il buffet
all'ultimo: scaldare i bastoncini di capra e chèvre
Come andrà a finire? Si accettano scommesse...
Menù festa della luce 2015
Antipasti
sfogliatine wurstel e olive, canapè al salmone e uova di lompo,brioches gamberi e guanciale amatriciano,
insalata di polipo,mini quiches lorraines, salame nostrano, bastoncini speck e chèvre
Primo
Lasagne
Secondo
Masapàn con lenticchie
L'angolo dello scaglio
Parmigiano reggiano e pecorino toscano stagionato
Dolci
Venerdì 11 dicembre:
pomeriggio: fare spesa (in due supermercati+ un macellaio in centro)sera: preparare ragù e sorbetto al mandarino.
Sabato 12 dicembre
mattino: cuocere polipo, preparare l'impasto per i panini allo zafferanopomeriggio: preparare insalata di polipo, le lasagne e pasta brisée
sera: preparare mini quiches e i panini allo zafferano
scongelare pasta foglia e gamberi
mettere le bottiglie di prosecco al fresco
Domenica 13 dicembre
mattino: preparare brioches ai gamberi,sfogliatine wurstel e olive, canapé al salmone e uova di lompo, le lenticchie e i bastoncini di speck e chèvre.pomeriggio: cuocere le lasagne, le brioches, le sfogliatine e i masapan.
allestire il buffet
all'ultimo: scaldare i bastoncini di capra e chèvre
Come andrà a finire? Si accettano scommesse...
lunedì 7 dicembre 2015
San Nicola: cioccolatino #1
La luce del giorno, ovattata e lattiginosa si lascia rosicchiare qualche minuto, ogni giorno di più, dalla fredda oscurità che in questo periodo dell'anno raggiunge il suo apice, e io penso di non averne mai abbastanza, di questo buio: mai come a dicembre ho voglia di oscurità, perchè mette in risalto le luci che avvolgono strade e negozi e di cui si vestono case e giardini, trasformandosi in piccoli angoli di Natale, e mai come a dicembre ho voglia di festeggiare. Oggi, giorno di san Nicola, il protettore dei bambini, e che con tutta probabilità ha dato origine alla figura di Santa Claus, segna il mio personale preludio al Natale, l'inizio di un coinvolgente ed elettrizzante "tour de force" di appuntamenti festaioli fra sacro e profano, fra tradizione e novità, da cui mi lascio volentieri trasportare come in un turbillon di sana euforia. E' come se oggi avessi alzato il coperchio di una bellissima ed elegante scatola di cioccolatini, pronta e desiderosa di lasciarmi rapire e sedurre giorno dopo giorno da un gusto sempre diverso : sant'Ambrogio, l'Immacolata, santa Lucia con la sua festa della luce e tutti gli altri giorni che verranno si preannunciano come un concentrato di felice attesa. Oggi ho festeggiato insieme alla mia famiglia, mi sono gustata questa giornata, godendomi il mio primo cioccolatino, lasciando che si sciogliesse lentamente sul mio palato, finchè non mi ha rivelato il suo burroso ripieno al Cointreau e mentre tutto intorno si riempiva delle grida giocose dei bambini e la fiamma del camino mi rapiva col calore dei suoi guizzi, pensavo alla fortuna di avere tutta questa felicità, a quanta grazia ci sia nella mia vita e mi abbandono in questa bolla di estasi infinita..
150 di cioccolato fondente al 70/75% di cacao
50 gr di burro
6 cucchiani di zucchero a velo
6 cucchiaini di Cointreau
Cioccolatini ripieni di burro Cointreau
Ingredienti per 18 cioccolatini150 di cioccolato fondente al 70/75% di cacao
50 gr di burro
6 cucchiani di zucchero a velo
6 cucchiaini di Cointreau
- Sciogli il cioccolato a bagnomaria e fallo colare in uno stampo per cioccolatini, ruota lo stampo per far aderire il cioccolato ai bordi e fai colare l'eccesso. Metti in frigo per circa un'ora o finchè non si sarà solidificato.
- Prepara il ripieno, montando il burro con lo zucchero e il Cointreau, fino ad ottenere un composto amalgamato.
- Togli lo stampo dal frigo, riempi i cioccolatini col ripieno e rimetti in frigo per almeno 30 min.
- Nel frattempo sciogli nuovamente il cioccolato rimasto e ricopri i cioccolatini, rimetti di nuovo in frigo.
- Togli i cioccolatini dallo stampo, ma conservali in frigo, togliendoli circa 15 min prima di gustarli.
martedì 1 dicembre 2015
Il dramma dell'oca
Nelle campagne lombarde, fino a sessant'anni fa, ad ogni gelido inverno, la gente delle cascine si ritrovava la sera nella stalla; grandi e piccini tutti insieme a scaldarsi al caldo respiro delle "bestie", mentre le donne sgranavano pie e pazienti le corone dei rosari e i bambini, che resistevano svegli fino alla fine, venivano premiati con qualche racconto, ansiosi di strillare di paura per quello che avrebbero ascoltato, stretti al collo delle mamme o delle nonne. Le storie che andavano per la maggiore erano più o meno di questo tenore:
.. tanti anni indietro, in un paese del Mugello, abitava una bellissima fanciulla di nome Orsolina; aveva i capelli color del grano e gli occhi color del cielo. Tutti i giovin le facevano la corte,ma di uno solo si innamorò. Quand'ebbe l'età da marito si fissarono le nozze. Ed ecco un giorno, mentre era intenta a lavare i panni nel torrente, vide la figura di un cavaliere riflessa nell'acqua. Alzò lo sguardo e rimase estasiata da quellla visione meravigliosa. Su di un cavallo bianco bardato di in velluto cremisi, montava in arcione uno splendido giovine nobile avvolto in un mantello rosso, come il foco, e sul capo portava un cappello piumato a falda larga pure rosso. Il cavaliere la guardò fissa in volto e con voce roboante la chiamò "Orsolina!". Ella si impaurì, ma si fece forza, chinò il capo e disse timidamente "Messere, come fate a conoscere il mio nome?". Il nobile scese da cavallo e le rispose "Lo conosco perchè tu sei la giovane più bella di codesta terra. Son venuto per portarti nel mio regno e sposarti". Orsolina fu ammaliata da tanto splendore, ma pure un poco turbata dal misterioso giovine; tuttavia avvertì una forza occulta spingerla verso di lui, che nel frattempo le aveva porto la mano per aiutarla a montare in sella. Nel compier codesto movimento allungò un po' troppo il braccio ed il lungo mantello si sollevò da terra. Orsolina nello stesso istante ebbe lo sguardo rivolto in basso e vide spuntare dall'orlo del mantello... due piedi d'oca e subito dietro una coda simile a quella di una capra. "Il diavolooo!!!" urlò con tutto il fiato che aveva in petto e fuggì verso il bosco. Il cavaliere, cioè il diavolo, montò a cavallo e la inseguì di gran carriera; la ragazza correva a gambe levate, il cuore le scoppiava in gola, ma non si fermò; neppure il diavolo che non voleva perdere codesta prelibatissima preda. Quella continuò a correre ancor più, ma sentiva che le forze ormai le venivano meno; il diavolo si avvicinava sempre più, la stava per raggiungere. Orsolina raccolse le ultime energie che le rimanevano e corse più veloce, sentiva il diavolo vicinissimo, era perduta, non c'era più speranza; ancora due passi poi al'improvviso dovette arrestarsi sull'orlo di un precipizio.. era la fine. Il diavolo fece spuntare due ali nere al cavallo, che era divenuto tutto nero pure lui; non indossava più il lungo mantello rosso come il foco, nè il cappello piumato con la falda larga, si mostrava così com'era adesso che era stato smascherato. Aveva sulla fronte due corni appuntiti rivolti all'indietro, una faccia schifosa e repellente, due occhi di foco neri; una barbetta nera appuntita, i denti come quelli di un cinghiale, le unghie come artigli e con quelli la stava per ghermire, mentre spiccava un grande salto col suo cavallo. Orsolina allora con un ultimo sforzo si gettò nel vuoto. Morì ma ebbe salva l'anima. Ecco, mai i bimbi e le fanciulle debbono rivolgere la parola agli sconosciuti.
(Tratto da "Il conte, il principe, il topo" di Maurilio Magistroni)
E' questo il dramma dell'oca, un animale dalla doppia vita, infatti, se da una parte richiama banchetti celestiali e succulenti, dall'altra diviene un tratto distintivo del demonio. Povera oca e poveri piedi dell'oca! Sì, perchè se oggi un nonno provasse a raccontare ai nipoti una storia del genere, probabilmente susciterebbe solo delle grosse risate sulla bocca di questi bimbi 2.0, tanto abili con smartphone e tablet, con pc e playstation e che pare non abbiano più paura di niente in un tempo in cui ci si prende gioco pure della morte, cavalcando la paura e travestendosi da zucche vuote e scheletri danzanti. La paura, quella sana, dei tempi andati, si sta perdendo, viene esorcizzata come qualcosa di assolutamente deleterio, ma a volte è propio quello che ci vuole, perchè è la paura a farti reagire, a farti correre più veloce, quasi senza pensarci, e a darti così la possibilità di metterti in salvo. Si dice che ogni storia racchiuda in sè un fondo di verità e se è giusto insegnare a camminare a testa alta, è anche vero che ogni tanto abbassare gli occhi, non farebbe male, perchè solo uno sguardo umile, senza ombra di superbia può smascherare due piedi d'oca in agguato..
.. tanti anni indietro, in un paese del Mugello, abitava una bellissima fanciulla di nome Orsolina; aveva i capelli color del grano e gli occhi color del cielo. Tutti i giovin le facevano la corte,ma di uno solo si innamorò. Quand'ebbe l'età da marito si fissarono le nozze. Ed ecco un giorno, mentre era intenta a lavare i panni nel torrente, vide la figura di un cavaliere riflessa nell'acqua. Alzò lo sguardo e rimase estasiata da quellla visione meravigliosa. Su di un cavallo bianco bardato di in velluto cremisi, montava in arcione uno splendido giovine nobile avvolto in un mantello rosso, come il foco, e sul capo portava un cappello piumato a falda larga pure rosso. Il cavaliere la guardò fissa in volto e con voce roboante la chiamò "Orsolina!". Ella si impaurì, ma si fece forza, chinò il capo e disse timidamente "Messere, come fate a conoscere il mio nome?". Il nobile scese da cavallo e le rispose "Lo conosco perchè tu sei la giovane più bella di codesta terra. Son venuto per portarti nel mio regno e sposarti". Orsolina fu ammaliata da tanto splendore, ma pure un poco turbata dal misterioso giovine; tuttavia avvertì una forza occulta spingerla verso di lui, che nel frattempo le aveva porto la mano per aiutarla a montare in sella. Nel compier codesto movimento allungò un po' troppo il braccio ed il lungo mantello si sollevò da terra. Orsolina nello stesso istante ebbe lo sguardo rivolto in basso e vide spuntare dall'orlo del mantello... due piedi d'oca e subito dietro una coda simile a quella di una capra. "Il diavolooo!!!" urlò con tutto il fiato che aveva in petto e fuggì verso il bosco. Il cavaliere, cioè il diavolo, montò a cavallo e la inseguì di gran carriera; la ragazza correva a gambe levate, il cuore le scoppiava in gola, ma non si fermò; neppure il diavolo che non voleva perdere codesta prelibatissima preda. Quella continuò a correre ancor più, ma sentiva che le forze ormai le venivano meno; il diavolo si avvicinava sempre più, la stava per raggiungere. Orsolina raccolse le ultime energie che le rimanevano e corse più veloce, sentiva il diavolo vicinissimo, era perduta, non c'era più speranza; ancora due passi poi al'improvviso dovette arrestarsi sull'orlo di un precipizio.. era la fine. Il diavolo fece spuntare due ali nere al cavallo, che era divenuto tutto nero pure lui; non indossava più il lungo mantello rosso come il foco, nè il cappello piumato con la falda larga, si mostrava così com'era adesso che era stato smascherato. Aveva sulla fronte due corni appuntiti rivolti all'indietro, una faccia schifosa e repellente, due occhi di foco neri; una barbetta nera appuntita, i denti come quelli di un cinghiale, le unghie come artigli e con quelli la stava per ghermire, mentre spiccava un grande salto col suo cavallo. Orsolina allora con un ultimo sforzo si gettò nel vuoto. Morì ma ebbe salva l'anima. Ecco, mai i bimbi e le fanciulle debbono rivolgere la parola agli sconosciuti.
(Tratto da "Il conte, il principe, il topo" di Maurilio Magistroni)
E' questo il dramma dell'oca, un animale dalla doppia vita, infatti, se da una parte richiama banchetti celestiali e succulenti, dall'altra diviene un tratto distintivo del demonio. Povera oca e poveri piedi dell'oca! Sì, perchè se oggi un nonno provasse a raccontare ai nipoti una storia del genere, probabilmente susciterebbe solo delle grosse risate sulla bocca di questi bimbi 2.0, tanto abili con smartphone e tablet, con pc e playstation e che pare non abbiano più paura di niente in un tempo in cui ci si prende gioco pure della morte, cavalcando la paura e travestendosi da zucche vuote e scheletri danzanti. La paura, quella sana, dei tempi andati, si sta perdendo, viene esorcizzata come qualcosa di assolutamente deleterio, ma a volte è propio quello che ci vuole, perchè è la paura a farti reagire, a farti correre più veloce, quasi senza pensarci, e a darti così la possibilità di metterti in salvo. Si dice che ogni storia racchiuda in sè un fondo di verità e se è giusto insegnare a camminare a testa alta, è anche vero che ogni tanto abbassare gli occhi, non farebbe male, perchè solo uno sguardo umile, senza ombra di superbia può smascherare due piedi d'oca in agguato..
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