Nelle campagne lombarde, fino a sessant'anni fa, ad ogni gelido inverno, la gente delle cascine si ritrovava la sera nella stalla; grandi e piccini tutti insieme a scaldarsi al caldo respiro delle "bestie", mentre le donne sgranavano pie e pazienti le corone dei rosari e i bambini, che resistevano svegli fino alla fine, venivano premiati con qualche racconto, ansiosi di strillare di paura per quello che avrebbero ascoltato, stretti al collo delle mamme o delle nonne. Le storie che andavano per la maggiore erano più o meno di questo tenore:
.. tanti anni indietro, in un paese del Mugello, abitava una bellissima fanciulla di nome Orsolina; aveva i capelli color del grano e gli occhi color del cielo. Tutti i giovin le facevano la corte,ma di uno solo si innamorò. Quand'ebbe l'età da marito si fissarono le nozze. Ed ecco un giorno, mentre era intenta a lavare i panni nel torrente, vide la figura di un cavaliere riflessa nell'acqua. Alzò lo sguardo e rimase estasiata da quellla visione meravigliosa. Su di un cavallo bianco bardato di in velluto cremisi, montava in arcione uno splendido giovine nobile avvolto in un mantello rosso, come il foco, e sul capo portava un cappello piumato a falda larga pure rosso. Il cavaliere la guardò fissa in volto e con voce roboante la chiamò "Orsolina!". Ella si impaurì, ma si fece forza, chinò il capo e disse timidamente "Messere, come fate a conoscere il mio nome?". Il nobile scese da cavallo e le rispose "Lo conosco perchè tu sei la giovane più bella di codesta terra. Son venuto per portarti nel mio regno e sposarti". Orsolina fu ammaliata da tanto splendore, ma pure un poco turbata dal misterioso giovine; tuttavia avvertì una forza occulta spingerla verso di lui, che nel frattempo le aveva porto la mano per aiutarla a montare in sella. Nel compier codesto movimento allungò un po' troppo il braccio ed il lungo mantello si sollevò da terra. Orsolina nello stesso istante ebbe lo sguardo rivolto in basso e vide spuntare dall'orlo del mantello... due piedi d'oca e subito dietro una coda simile a quella di una capra. "Il diavolooo!!!" urlò con tutto il fiato che aveva in petto e fuggì verso il bosco. Il cavaliere, cioè il diavolo, montò a cavallo e la inseguì di gran carriera; la ragazza correva a gambe levate, il cuore le scoppiava in gola, ma non si fermò; neppure il diavolo che non voleva perdere codesta prelibatissima preda. Quella continuò a correre ancor più, ma sentiva che le forze ormai le venivano meno; il diavolo si avvicinava sempre più, la stava per raggiungere. Orsolina raccolse le ultime energie che le rimanevano e corse più veloce, sentiva il diavolo vicinissimo, era perduta, non c'era più speranza; ancora due passi poi al'improvviso dovette arrestarsi sull'orlo di un precipizio.. era la fine. Il diavolo fece spuntare due ali nere al cavallo, che era divenuto tutto nero pure lui; non indossava più il lungo mantello rosso come il foco, nè il cappello piumato con la falda larga, si mostrava così com'era adesso che era stato smascherato. Aveva sulla fronte due corni appuntiti rivolti all'indietro, una faccia schifosa e repellente, due occhi di foco neri; una barbetta nera appuntita, i denti come quelli di un cinghiale, le unghie come artigli e con quelli la stava per ghermire, mentre spiccava un grande salto col suo cavallo. Orsolina allora con un ultimo sforzo si gettò nel vuoto. Morì ma ebbe salva l'anima. Ecco, mai i bimbi e le fanciulle debbono rivolgere la parola agli sconosciuti.
(Tratto da "Il conte, il principe, il topo" di Maurilio Magistroni)
E' questo il dramma dell'oca, un animale dalla doppia vita, infatti, se da una parte richiama banchetti celestiali e succulenti, dall'altra diviene un tratto distintivo del demonio. Povera oca e poveri piedi dell'oca! Sì, perchè se oggi un nonno provasse a raccontare ai nipoti una storia del genere, probabilmente susciterebbe solo delle grosse risate sulla bocca di questi bimbi 2.0, tanto abili con smartphone e tablet, con pc e playstation e che pare non abbiano più paura di niente in un tempo in cui ci si prende gioco pure della morte, cavalcando la paura e travestendosi da zucche vuote e scheletri danzanti. La paura, quella sana, dei tempi andati, si sta perdendo, viene esorcizzata come qualcosa di assolutamente deleterio, ma a volte è propio quello che ci vuole, perchè è la paura a farti reagire, a farti correre più veloce, quasi senza pensarci, e a darti così la possibilità di metterti in salvo. Si dice che ogni storia racchiuda in sè un fondo di verità e se è giusto insegnare a camminare a testa alta, è anche vero che ogni tanto abbassare gli occhi, non farebbe male, perchè solo uno sguardo umile, senza ombra di superbia può smascherare due piedi d'oca in agguato..
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Maria