Post più popolari

domenica 29 novembre 2015

Christmas countdown

Siamo alla fine di novembre ed è ufficialmente iniziato il conto alla rovescia verso il Natale, manca meno di un mese, ma chissà come mai il tempo, in questo periodo dell'anno, scorre in modo più veloce, come se i giorni giocassero a rincorrersi. Strano mese questo, che sa fondere in sè le nostalgie del passato con i buoni auspici per il futuro in un'alchimia che ha sapori e profumi particolari e differenti per ciascuno.  A casa è già da diversi giorni che siamo entrati nel clima natalizio, infatti l'avvento ambrosiano è arrivato ormai al suo quindicesimo giorno e quindi la nostra sala è si è vestita di verde e oro con le ghirlande che pendono dal soppalco e adornano il nostro piccolo camino, mentre un grande albero gli troneggia a fianco, adornato di tutto punto a far da sfondo al presepe, opera di Gabriele, che ogni anno mi soprende, dando sfogo al suo innato gusto artistico e creativo. La libreria è tutto un brulicare di libri e riviste a tema, che si lasciano sfogliare alla scoperta di qualche dettaglio che l'anno scorso è sfuggito, così fra un astice in bellavista e una mattonella di paté immagino e pregusto quello che sarà questo ultimo scorcio di 2015. Una piccola porzione l'ho già consumata con un dolce che non preparavo più da parecchi anni e che invece stavolta ho voluto come inizio, contrariamente a quella che è la sua collocazione naturale, cioè alla fine delle feste, dal momento che questo piccolo concentrato natalizio è considerato un dolce di riciclo, quando ormai tutto è finito e quella fetta di panettone, magari un po' secca, si intristisce accanto a qualche briciola di torrone, che propio non si può più vedere aprendo la dispensa. Questo è un dolce che si prepara praticamente ad occhi chiusi e come unico accorgimento richiede solo di riposarsi un giorno al gelo del freezer; chic monoporzione o più conviviale, in un'unica teglia, dà il gusto delle feste che ci aspettano.. Il conto alla rovescia è partito, prendi un bel respiro e tuffati nell'attesa più bella dell'anno!2015-11-25 19.29.55

Semifreddo al torrone e panettone

Ingredienti per 7/8 persone
250 ml di panna fresca
2 tuorli + 1 uovo intero
70 gr di torrone
80 gr di panettone
50 gr zucchero semolato
cacao amaro q.b
  • Trita il torrone in un mixer e spezzetta il panettone con le mani. Monta la panna e tieni da parte.
  • Monta i tuorli. l'uovo e lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso (circa 5 min), aggiungi il torrone e il panettone. Incorpora anche la panna, mescolanco dal basso verso l'alto.
  • Trasferisci il composto in stampini da muffin usa e getta o in una teglia, metti in freezer per 24 ore. Al momento di servire cospargi di cacao amaro.2015-11-26 13.56.58

lunedì 23 novembre 2015

Intorno all'oca.. ricordi d'infanzia

2015-11-06 15.30.32Un campo pieno di oche, l'avevo notato già da qualche settimana, uscendo dal paese, sulla strada che porta ad Abbiategrasso e allora l'altro giorno ci abbiamo fatto una puntatina, io, Anna e Francesco, addormentato sul sedile posteriore della nostra Panda gialla, che si ferma appena fuori la cascina, per farci ammirare da vicino lo spettacolo di questa piccola comunità di pennuti. Saranno circa duecento fra oche e anatre, in uno spazio aperto ben organizzato e pulito con addirittura una spa ad accesso libero: una grande vasca in cui sguazzano beate tre ocone starnazzanti, facendoci capire che loro hanno sicuramente un posto di rilievo rispetto alle altre. Quanta vanità -penso- tanto il panettone non arriveranno a mangiarlo nemmeno loro! Quasi mi leggesse nel pensiero, Anna mi dice:" Le vedi quelle tre, là in fondo?  Sono oche "da semenza", quelle che si tengono da un anno all'altro, un maschio e due femmine di solito, che devono deporre le uova per far nascere le nuove oche." Le anatre invece non fanno granchè rumore, forse non si vogliono far notare, sono in minoranza del resto, quasi delle intruse coi loro piumaggi nelle autunnali sfumature dei verdi, in mezzo al candore delle loro  rumorose "coinquiline". Quante somiglianze fra uomini e pennuti, però!
 Alla fine ci decidiamo ed entriamo in cascina per comprarcela un'oca e ci viene incontro una bella signora bionda e rotonda, dall'aria gioviale, che purtroppo ci comunica che le sue oche sono già tutte prenotate e anche da parecchio.. "Dovevate muovervi prima!", sentenzia lei serafica, e io quasi me lo aspettavo, perchè l'oca è un affare serio da queste parti, non puoi arrivare così a un mese da Natale. Ci rimane male anche lei, però, e ci indica un altro allevamento, ma Anna lo conosce, è al chiuso, animali non liberi, non ruspanti insomma e così si torna a casa con le orecchie basse. Durante il mesto tragitto di ritorno, però, succede qualcosa di inaspettato, una conversazione che ti riporto, così com'è venuta.
"Sai -mi dice Anna, mentre la macchina percorre lenta le curve fra i campi e il sole allunga gli ultimi stanchi raggi - quando noi avevamo le oche, c'era gente che ce le prenotava da un anno all'altro, per non rimanere senza."
"Scusa - chiedo io curiosa - ma, noi, chi?"
"Io e i tuoi nonni, avevamo anche le oche nel campo dove adesso c'è casa tua.. ma non ti ricordi?"
"No, mi ricordo il pollaio e le anatre, i maiali, la capra..ma le oche no..e, quindi, come abbiamo fatto a rimanere senza, se sapevi che ci voleva così tanto tempo per prenotarle?"
"E' da qualche anno che la compro al supermercato, sono oche controllate, della zona di Mortara e le posso avere già eviscerate e tagliate come voglio io. Comunque le oche che abbiamo visto oggi erano propio belle, mi fido solo di quelle allevate all'aperto. Noi davamo il pastocc da mangiare e la sera ritiravamo tutti gli animali nel pollaio, perchè, sai, ai tempi li rubavano la notte.."
"In cosa consisteva il pastocc?" chiedo, tentando un abbozzo di intervista.
"Granoturco spezzato, misto ad insalata. Non il solito mangime industriale che danno adesso."
"Quando nasce un'oca?"
"Ma.. verso marzo, aprile. Noi tenevamo solo tre oche di semenza, perchè non avevamo molto spazio, ma c'era chi ne teneva anche una decina e allora potevano vendere anche le uova. Un anno io e la nonna siamo andate a comprarle."
"Che differenza c'è fra un'oca appena nata e un pulcino, da cosa li distingui?"
"Sono diversi, li vedi, no?" mi dice Anna come se la domanda fosse al limite della banalità.
"Quando si ammazza un'oca?" la incalzo io, spostando la discussione sul macabro.
"Verso metà  dicembre, in genere, poi la si deve spennare subito, perchè le penne sono molto dure e se l'oca diventa fredda è quasi impossibile farlo. Addirittura l'ultimo pezzo di ala si taglia, per rimuovere le piume. Poi le oche si fanno frollare per cinque giorni al freddo. Noi le lasciavamo sotto il portico, ma adesso non so come facciano, non fa più così freddo come una volta.."
"Come si ammazza un'oca?" insisto sui dettagli, forse investirò nel settore un domani..
"Non lo so - chiosa lei, eludendo la domanda con nonchalance - me ne andavo quando lo facevano, non mi piaceva guardare!"
"Ma non si può ucciderle con una schioppettata? Soffrirebbero di meno e non le dovresti nemmeno rincorrere!"
"No, non si può! -mi risponde seria - Comunque dell'oca non si butta via niente, quasi come il maiale - ora Anna ha scavalcato le mie domande e parla a ruota libera - persino il sangue si cucinava, con le verze, ma a me non piaceva, era amaro. Via la testa e le zampe, l'oca si taglia a quarti oppure a pezzi. A pezzi è più gustosa, ma da quando ho conosciuto il papà (Maurilio n.d.r) ho cambiato, lui era abituato a quarti."
"Cioè?" chiedo io rivelando il mio tallone d'Achille per le carni in generale..
"A pezzi vuol dire che ad esempio in un pezzo ti può capitare sia il petto che l'ala, mentre in quarti devi togliere il collo e poi dividere il resto in quattro: è più ordinato così."
La macchina si ferma e Anna fa per scendere. "Faccio in un attimo, mi aspettate qui?"
"Beh, si.."  le faccio io, lanciando un'occhiata fugace al mio bambino che dorme placido sul sedile dietro di me.
"Quasi dimenticavo - dice con la portiera già aperta - le oche non devono assolutamente mangiare le bacche di Oleandro, sono velenose! Mi ricordo un anno che le nostre le avevano mangiate ed erano morte."
"Ah, e come avete fatto quell'anno? Siete rimasti senz'oca?" chiedo dispiaciuta per l'accaduto.
"Oh.. non mi ricordo.."
La mia pseudo intervista è finita qui, dove il ricordo si perde e lascia il posto all'immaginazione di chi non l'ha vissuto; ho  rivisto il portico e l'aia della nonna, un lungo tavolo con tante oche allineate nella foschia della sera padana di metà dicembre a prendere freddo, poi mi sono scaldata alla fiamma crepitante di un camino, tanto grande che ti ci puoi sedere dentro e ho guardato in una grossa pentola, accanto a me: un'oca fatta a pezzi, non a quarti, è già pronta e un tavolo apparecchiato con un posto solo per me e un viso che conosco mi guarda, mi sorride, come mi aspettasse da tempo.. La portiera si apre, Anna ha fatto davvero in fretta e si torna a casa, ormai si è fatto tardi, ma quel posto è ancora lì, per me, chissà da quanto c'era e io non lo sapevo, nascosto in un mare di ricordi che non erano neppure i miei..
Continua..

mercoledì 18 novembre 2015

Ricordo d'estate..in freezer

Le ultime news del meteo sentenziano senza ombra di dubbio che è in arrivo, esattamente a partire da venerdi, un'autentica bomba artica che sarà causa di un brusco calo delle temperature, anche di una decina di gradi, quindi addio dolce autunno, spostati e lascia spazio a freddo e neve! La prospettiva di una nuova glaciazione in questa casa era stata già annunciata diverse volte (e diverse volte puntualmente disattesa) dal mio premuroso e apocalittico marito, che stavolta però ha deciso di combattere l'arrivo del generale inverno con un plotone di legna da ardere al soldo del comandante camino: guerra aperta quindi, tanto che la nostra sala si è trasformata nella sala macchine del Titanic. Io invece, rintanata nel mio cantuccio, mi godo lo spettacolo di Gabriele che in una tipica giornatina padana di mezzo autunno fa la spola dal cortile al garage per sistemare un bancale di legna da 10 quintali, che il fornitore si rifiuta categoricamente di portarci nel box, dopo aver rischiato, qualche anno addietro, di rimanere schiacciato fra muro e bancale, causa pendenza rampa garage. Comunque con poco meno di un centinaio di viaggi la legna è stata sistemata, unico dettaglio: forse la macchina dovrà rimanere per qualche tempo nello spiazzo di fianco casa, ma, del resto, è solo un dettaglio..IMG_20151117_112230 Quindi per abituarmi meglio al clima che ci aspetta apro il freezer, mi tuffo nello scompartimento della carne e..come per magia ritrovo l'estate! Mi spiego meglio: nonostante io non abbia un congelatore molto capiente, riesco sempre, rispolverando la mia abilità a Tetris, a farci stare un sacco di cose e allora capita che a distanza di mesi, mi si palesi davanti agli occhi una vaschetta di salamelle, datata 16 luglio, e allora viaggi con la mente e ti ricordi di quelle grigliate estive con i loro profumi che propagano nell'aria gioia e convivialità mischiate a carbonella e rosmarino. Queste tre salamelle si sono trasformate in breve tempo in un facile e gustoso ragù, unito a delle tagliatelle fatte a mano, hanno riempito il piatto d'estate e mi hanno spinta a ricordare i bei momenti passati nella calura più soffocante degli ultimi centocinquant'anni, notti insonni in un bagno di sudore con il condizionatore a mille, i cui effetti erano annullati in un nanosecondo dall'apertura di una finestra. Oh, bei ricordi di sere passate a chiaccherare fra il fumo degli zampironi che nulla potevano contro fameliche orde di zanzare..quanta nostalgia guardando quel termometro che solo fino a quattro mesi fa segnava 30° già alle sette della mattina, quando venivo dolcemente svegliata dall'idropulitrice del vicino che lavava la macchina in cortile! Oh..forse forse, questa bomba artica non è che mi dispiaccia più di tanto..2015-11-13 13.19.31

Tagliatelle di farro con ragù di salamella

Ingredienti per 3 persone
200 gr di farina di farro
2 uova
3 salamelle
2 cucchiai di olio
1 spicchio d'aglio
1 foglia d'alloro
1 rametto di rosmarino
1/2 bicchiere di Chianti
pecorino grattugiato q.b
  • Impasta la farina con le uova, forma una palla e lasciala riposare in frigo per 30 min. Trascorso il tempo, stendila in una sfoglia di circa 4 mm, arrotolala e tagliala a striscioline di 1/2 cm circa.Tienile da parte su un piano infarinato.
  • Fai soffriggere uno spicchio d'aglio con l'olio in una larga padella con l'alloro e il rosmarino, aggiungi le salamelle spellate e sbriciolate, fai rosolare e sfuma con il Chianti e fallo evaporare. Il ragù è pronto.
  • Butta le tagliatelle in abbondante acqua salata e cuoci per 3 o 4 min. Scola e fai saltare con il ragù. Servi nei piatti e completa con il pecorino grattugiato.2015-11-13 13.23.24

domenica 15 novembre 2015

L'oca di Natale

Oggi, prima domenica di Avvento ambrosiano, sono lieta di dare il via ad un progetto che mi sta molto a cuore e che ho chiamato "L'oca di Natale", Ci pensavo da un po' al fatto che mi sarebbe piaciuto condividere la storia della mia famiglia a tavola e la ricetta che più di tutte la identifica è l'oca, che la fa da padrona nell'occasione più importante dell'anno, il pranzo del 25 dicembre. A casa nostra il profumo dell'oca arrosto che pervade la cucina (e non solo) accompagna il nostro Natale da più di quarant'anni e porta con sè un bagaglio di ricordi che riaffiorano in un attimo, propio grazie al quel profumo. Anche il corpo deve essere reso partecipe delle gioie dello spirito, mi disse una volta un prete, e a casa è sempre stato così nei giorni di festa. Il mio racconto dell'oca di Natale è la storia di una famiglia che affonda le sue radici nella tradizione cristiana e contadina, un albero che anno dopo anno è cresciuto, divenendo sempre più forte, superando a volte inverni gelidi, ma arrivando sempre a rifiorire e rinnovarsi al primo raggio di sole, perchè la terra di cui si nutre è buona e io la voglio mantenere così e un modo per farlo è quello di raccontare a te, se lo vorrai, la storia di una ricetta..
Comicio ora, a quaranta giorni da Natale, presentando i principali personaggi ed interpreti di questa storia:
L'oca : l'unica, indiscussa protagonista della tavola natalizia, forse l'unica vera diva rimasta in circolazione al giorno d'oggi!
oca
Anna (a sinistra) : la cuoca, nonchè grande esperta di bipedi da cortile e depositaria di antichi segreti culinari, da lei dipendono le sorti del pranzo di Natale.
Maurilio (a destra, coi baffi): il critico di casa, grande estimatore e cultore della tavola, in genere mezza oca è sua (e si trattiene!)

2012-07-002


Maria (io): in rappresentanza di tutti i commensali adulti. Preferisce le parti dell'oca piccole e saporite, da "piluccare". Famoso il suo abbinamento "oca e coca-cola", un vero must della tavola natalizia.
Francesco (mio figlio): rappresenta gli altri sei bambini della tavolata e quest'anno assaggerà la prima oca della sua vita, ovviamente in maniera indiretta, dal latte della mamma. Vedremo cosa ne pensa!

2015-11-006

Continua..

sabato 14 novembre 2015

..azz..!

"Azz!", è quello che ho detto oggi aprendo il frigo per cercare un uovo, dal momento che volevo fare della pasta fresca. Sai quando pensi di avere tutto sotto controllo e sei davvero sicuro che la data di scadenza delle tue cibarie sia ancora molto lontana? Ebbene è quello che pensavo anch'io riguardo la mia confezione di uova, salvo scoprire che quelle cinque fatiche di gallina avevano i minuti contati, impressi sui loro gusci (13/11 per l'appunto): una l'avevo già prenotata per sfogare la sfoglina che c'è in me, ma delle altre quattro..azz..che ci faccio? Ho subito fatto appello al mio neurone deputato a catalogare bozze di ricette sparse qua e là e la mia mente mi ha subito mandato delle esaustive immagini degne di un giovane Leonardo in"Da Vinci's demon". La prima idea si è presentata nelle sembianze di un soffice pan di Spagna: 4 uova, zucchero, burro e farina, facile, no? Sì, però poi lo dovrei farcire, cosa che metterebbe a rischio il breve lasso di autonomia che mio figlio mi concede fra una poppata e l'altra. Frittata? Magari un'altra volta... Quindi? Rispolvero la mia vecchia e collaudatissima torta al cioccolato che divide il mio mondo in due: chi la odia e chi la ama alla follia. Non la cucino da più di un anno, il motivo sta in una critica che sfiora il lapalissiano in maniera grottesca: "La tua torta al cioccolato è troppo cioccolatosa.". Cioè me la si critica in ciò che la caratterizza, come tuffarsi nel mare e lamentarsi perchè è salato, allora vai al fiume o in piscina, no?! Comunque non rivelerò l'identità di colui che in modo così nefando ha criticato la mia torta, ma questo "colui" si ricordi che la prima volta che sono andata a trovarlo a casa sua, se l'è divorata la fetta che gli avevo portato e senza battere ciglio! Comunque, si sa, de gustibus non est disputandum, e così l'ho preparata solo per me con quel piacere che comincia dal profumo cioccolatoso che dal forno pervade tutta la casa e mi fa pregustare la prima fetta accompagnata da una tazza di latte caldo e cannella. Una torta veloce da preparare e che si adatta a qualsiasi momento della giornata, basta non pensare che in fondo sono solo 600 calorie a porzione..azz!!paperino

Torta al cioccolato

Ingredienti
200 gr di cioccolato fondente
200 gr di burro
200 gr di zucchero semolato
4 uova
1 cucchiaio di farina
1 cucchiaio di cocco rapé (facoltativo)
1 pizzico di sale
  • Accendi il forno a 180° statico. Imburra e infarina uno stampo a cerniera di 20 cm di diametro.
  • Rompi le uova e dividi i tuorli dagli albumi. Monta gli albumi a neve e tieni da parte.
  • Sciogli il burro con il cioccolato a bagnomaria, togli dal fuoco e aggiungi lo zucchero, quindi i tuorli, uno alla volta. Unisci la farina, il cocco rapé e il pizzico di sale. A questo punto incorpora gli albumi montati a neve, mescolando dal basso verso l'alto.
  • Trasferisci nella tortiera preparata e inforna per 25 min. Trascorso il tempo, apri lo sportello del forno per un minuto, richiudi e fai raffreddare la torta in forno.Deve risultare umida al centro. 2015-11-13 16.58.29

mercoledì 11 novembre 2015

Un po' di coccole..

Il mio bambino ha due mesi e mezzo e di coccole e attenzioni ne pretende tantissime e la mamma non si tira indietro, anzi, ha anche imparato a scrivere post, saltare la pasta, infornare e sfornare con una mano sola. A Francesco basta poco, perchè un solo sguardo dei suoi occhioni azzurri, accompagnato da un largo sorriso che culmina con un "Gao" grosso come una casa, fanno andare la mamma letteralmente in brodo di giuggiole! Però una volta ogni tanto ci vuole un momento tutto per sè, un po' di sano egoismo che ti permette di far pace con te stesso, chiudendo tutti i pensieri e le preoccupazioni fuori dalla mente, anche solo per poco, per rigenerarsi e ripartire con un nuovo slancio.2015-11-11 16.09.46 Mio marito, che è fuori casa, può stare tranquillo, perchè per sentirmi coccolata mi bastano latte, cacao, zucchero e farina, cinque minuti per prepararla e altri cinque per consumarla, assieme a un biscotto meringato, fatto qualche giorno fa, il tutto impreziosito da una piccola stecca di cannella da annusare per lasciarmi ispirare in vista dell'ormai imminente santo Natale. Costa davvero poco incastrare una pausa coccola così e ti consiglio propio di provarla questa cioccolata express, io te la propongo in versione light pomeridiana, ma puoi prepararla a colazione con un ciuffo di panna montata o come bacio della buonanotte con un cucchiaino di brandy o di Cointreau. Ora vado, perchè dalle frequenze siderali che provengono dalla carrozzina al mio fianco, penso che la mia pausa sia davvero terminata..alla prossima!

Cioccolata express

Ingredienti per una tazza
140 gr di latte (circa una tazza)
1 cucchiaio di cacao amaro
1 cucchiaio di zucchero a velo
1/2 cucchiaio di farina
1 pizzico di cannella (facoltativo)
  • Metti il latte in un pentolino e aggiungi il cacao, lo zucchero e la farina setacciati. Mescola con una frusta e porta ad ebollizione a fiamma bassa sempre mescolando, finchè la cioccolata non raggiunge il grado di densità desiderato. Aggiungi la cannella e versa nella tazza. Da consumare caldissima!2015-11-11 16.22.55

mercoledì 4 novembre 2015

Un bicchiere pieno di maionese

Che non ci siano più le stagioni di una volta è un dato di fatto da ormai più di 2000 anni, visto che già Virgilio nelle sue Bucoliche lo andava ripetendo. Quindi è cambiata anche la stagionalità dei prodotti della terra e infatti oggi mi sono ritrovata, sotto un tiepido sole di novembre, a raccogliere i frutti di un'attesa che dura da almeno sei mesi e così un bouquet di peperoncini rosso lollipop fa bella mostra di sè, pendendo dal pensile della cucina, in attesa di essere lentamente sfogliato. 2015-11-03 11.25.12Ho iniziato a godere di questa meraviglia con un bel piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino, rifiniti con una grattugiata di Parmigiano reggiano che dona equilibrio al piatto, smorzandone la piccantezza e permettendomi così di goderne appieno fino all'ultima forchettata. Una ricetta semplice e veloce, ma che può rivelarsi insidiosa, se si sorvola sui dettagli. Non è un tipico piatto del nord, ma in casa mia si sono sempre apprezzati molto gli ingredienti dal gusto gagliardo del sud Italia, abbiamo però imparato a cucinare davvero un buon piatto di aglio, olio e peperoncino solo sedici anni fa e tutto ha avuto inizio da un bicchiere pieno di maionese.. Era il mese di novembre, alla fine degli anni 90, e il venerdi sera mio papà aveva iniziato ad uscire misteriosamente, staccando prima dal lavoro, senza rivelare dove andava; io e mia mamma le avevamo pensate tutte e mi ero anche proposta di pedinarlo, quando una sera, inaspettatamente l'enigma fu svelato, non da un detective privato, bensì da un bicchiere di plastica pieno di maionese ed esibito con un entusiasmo da scolaretto al primo 10, dicendo:"L'ho fatto io!". Un corso di cucina di base, frequentato all'insaputa di tutti, una sorpresa che rinnovò radicalmente la nostra cucina, vestendola di nuovi colori e profumi come un prato che rinasce al primo sole primaverile. Era iniziata una nuova fase in cui era bello vedere mio papà aggirarsi in cucina con grembiule e cucchiaio di legno alla mano, a ripetere quei gesti lenti, quasi rituali, gli stessi compiuti da sempre da mia mamma, ma che solo in quel momento, forse, lui capiva e apprezzava, comprendendone l'importanza in termini di fatica e nobiltà. Metodico e preciso il neo chef allineava accuratamente piccoli dadini di verdure su altrettanti piattini in attesa di tuffarli nell'olio caldo a soffriggere; nuovi utensili erano stati acquistati e considerati elementi imprescindibili per la buona riuscita dei piatti, come la padella di alluminio, ordinata dal ferramenta del centro paese, per la preparazione del ragù e insolite insalate venivano proposte quasi fossero l'ultima sensazionale scoperta culinaria. Ma la ricetta che cambiò e si rinnovò al meglio, più di tutte le altre, fu propio la pasta aglio, olio e peperoncino, grazie ad una rivelazione dello chef del corso: l'acqua di cottura della pasta. Sì, avevamo propio letteralmente scoperto l'acqua calda che aggiunta all'aglio al momento opportuno gli impedisce di bruciarsi nell'olio, l'acqua che aggiunta in fase di rifinitura, mentre si fa saltare la pasta, le dona amalgama e cremosità. La cosa fa ridere oggi per la sua ovvietà, ma ti assicuro che sedici anni fa, prima della Prova del cuoco, del Gambero rosso e di Alice, non era poi così scontata. Ogni volta che la preparo ripenso a quell'astuzia, semplice quanto geniale e a quel bicchiere di maionese da cui è partito tutto e che mi ha insegnato come la passione possa dare un volto diverso alle cose di tutti i giorni, soprattutto a quelle che possono apparire le più semplici e abituali, ma che racchiudono in sè un'essenza di felicità impagabile e alla portata di tutti.

Spaghetti aglio, olio e peperoncino2015-11-03 12.36.31

Ingredienti per 1 persona
80 gr di spaghetti
4 cucchiai di olio extravergine di oliva
1 spicchio d'aglio
peperoncino a piacere (io ne ho usato 1/2 di media piccantezza)
prezzemolo fresco
1 cucchiaio di Parmigiano reggiano (facoltativo)
  • Metti sul fuoco una pentola con abbondante acqua e al bollore sala e butta la pasta (io utilizzo uno spaghetto che ha 11 min di cottura).
  • Nel frattempo sbuccia l'aglio e togli l'eventuale anima verde, tritalo al coltello insieme al peperoncino. A parte trita il prezzemolo.
  • Quando mancano 5 min alla cottura della pasta, scalda l'olio in una larga padella e aggiungi l'aglio e il peperoncino tritati. Tieni sotto controllo e se serve agguingi 2 cucchiai di acqua di cottura della pasta per evitare che l'aglio bruci e abbassa la fiamma al minimo.
  • Scola la pasta,tenendo da parte una tazza di acqua di cottura, e falla saltare con l'olio, l'aglio e il peperoncino. Se risultasse troppo secca puoi aggiugere 1 cucchiaio di olio oppure 2 di acqua di cottura. Togli dal fuoco, aggiungi il prezzemolo e impiatta. Io completo con del Parmigiano grattugiato.2015-11-03 12.40.53


lunedì 2 novembre 2015

Un grosso "no"

In genere la giornata di oggi porta con sè un po' di malinconia e a volte anche di tristezza ricordando chi ci ha lasciato, è un giorno legato al silenzio e alla riflessione. Per me questo giorno porta con sè un ricordo dolce e nello stesso tempo amaro, perchè propio in questa data sette anni orsono ho ricevuto un grosso "no": 80 km per farsi dire di no! La giornata però si era aperta carica di aspettative positive, un appuntamento che non mi aspettavo, organizzato per telefono la sera prima con un ragazzo conosciuto da una settimana appena e con cui avevo scambiato qualche parola appena, ma lui mi piaceva propio e ho iniziato a fare quello che non avevo mai fatto prima e cioè corteggiare qualcuno. Ho chiesto il suo numero di telefono ad un suo collega, l'ho chiamato e così era saltato fuori un appuntamento a cena per la sera successiva. Ricordo che era una serata fredda e ventosa, propio da 2 novembre, ma dentro di me sentivo un entusiasmo da fine della scuola a ridosso dell'estate. Ero anche arrivata puntuale, cosa strana per una ritardataria cronica come me, ma di lui nemmeno l'ombra.. Come inizio non era dei migliori, ma comunque l'ho aspettato e dopo mezz'ora di attesa eccolo finalmente! Non sembrava però così felice di vedermi, forse era solo un po' imbarazzato, come continuava a ripetermi durante la cena davvero pessima fra l'altro: un flan gommoso e un risotto alla melagrana non propio riuscito.. Ha pagato il conto e siamo usciti e per tutto il resto della serata, mentre si parlava, mi è sembrato a disagio, quasi infastidito e con la voglia di mettere fine all'appuntamento che forse si era pentito di aver accettato. Al che ho deciso di giocare a carte scoperte e gliel'ho detto: "Mi piaci, voglio stare con te!" Mi ha risposto di no, con un filo di voce e senza guardarmi negli occhi, ci voleva pensare, perchè io non gli sembravo davvero sincera, anzi, ero un po' ambigua a detta sua. Non so come, ma invece di andarmene gli ho detto "Va bene, prenditi il tuo tempo, io ti aspetto.." E' finita così la serata da cui speravo ben altro e se ci ripenso mai mi sarei aspettata che quel ragazzo così schivo, diciannove mesi dopo, mi avrebbe detto di sì, il sì più importante della sua vita.. Sette anni dopo posso solo ringraziare per quel no, detto senza troppi giri di parole, un no che mi ha fatto crescere più di tanti sì detti con leggerezza, più di tanti sorrisi scintillanti che nascondono invece denti da lupo.. Solo le persone vere riescono a dirti di no e lo fanno anche a costo di farti male, perchè l'amore, quello vero, non accetta copromessi, ma si nutre solo di verità. Oggi festeggio il "no" più bello che io abbia mai ricevuto e senza il quale oggi forse non sarei quella che sono.2015-05-10 06.52.01