Il padiglione zero si staglia davanti a noi come una grandiosa porta d'ingresso a un mondo magico: richiamo alla mente le immagini del suo interno viste in televisione e decidiamo , seppur a malincuore, di passare oltre per non affrontare già da subito una lunga coda. Aggiriamo quindi il "Divinus halitus terrae" ed eccoci già subito immersi in un caleidoscopio brulicante di persone , culture , profumi e colori che non aspettano altro che farsi scoprire da me. Sono desiderosa di immergermi e di nutrirmi di tutto questo, almeno per le prossime undici ore non voglio pensare ad altro e iniziamo il nostro giro senza un programma o una meta , ma con la sola voglia di saziare la nostra curiosità!
Ci sembra rispettoso iniziare con il Nepal e siamo subito catapultati in un tempio induista curatissimo nei suoi lignei dettagli architettonici.
Il Belgio segue subito dopo : un altro mondo rispetto al precedente con un profumo di legno che ci accompagna per una leggera salita che si fa volentieri , per ammirare un maitre chocolatier all'opera, circondato dalle sue sculture di cioccolato. Cioccolatini, birra e gioielli esposti in vetrina a sottolineare le eccellenze del paese. Comprerei volentieri una scatola di "Guylian", i nostri cioccolatini preferiti, ma il caldo delle 11.15 a.m , mi scoraggia subito!
Comunque seguiamo questa scia golosa e ci tuffiamo nel cluster di cacao e cioccolato e per la prima volta vedo dal vivo una fava di cacao, c'è anche profumo, ma proviene dai vari chiostri a tema, posizionati tra i vari paesi: cioccolata calda al peperoncino, blocchi di farro fodente e variegato banana mi catturano..meno male che c'è mio marito che mi riporta alla dura realtà, trascinandomi al prossimo padiglione!
Regno Unito: veniamo accolti da un labirinto di erbe efiori di campo e non ci capisco molto e la frase dietro le mie spalle "Bisogna chiamare il nonno, che c'è l'erba da tagliare!", mi fa intuire che non sono l'unica. Tante arnie in legno alla fine del percorso: ci guardo dentro e ci vedo il logo di Masterchef e ci capisco ancora meno.. Colonnine da cui si sente il ronzio delle api ci attirano alla base di un' avveniristica torre di alluminio e plexiglas , che forse vuole riprodurre un alveare umano, su cui saliamo: bella la vista e la terrazza su cui si può degustare il fish and chips. Chiedo scusa ladies and gentleman, ma sono un po' perplessa da tutto ciò...
Meno male che c'è l'Ungheria a rinfrescare i miei neuroni con suoni e immagini di cascate di acqua cristallina in un padiglione molto semplice, ma ricco di tradizione: due ricamatrici e un pittore di manufatti in legno fanno da cornice ad un futuristico pianoforte a coda che sembra voler prendere il volo. "Siete cio' che mangiate e ciò che bevete" , recita il motto a caratteri cubitali scritto sulla parete, mentre decine di mazzi di peperoncino colorano e profumano con un leggero pizzicore tutto il soffitto. Al piano superiore terrazza- ristorante con gulash. Brava Ungheria: tanto buon gusto!
Arriva uno dei momenti clou della giornata: il padiglione del vino con le sue 1.400 etichette! Devo dire che è bellissimo, a partire dal percorso che coinvolge i quattro sensi (che sono anche i soli che mi posso permettere!) al piano inferiore : la frescura , come se si fosse in una vera cantina , i colori del vino in altrettante bottiglie e i profumi ricreati in apposite teche, il tutto avvolti da una musica operistica che inebria la mente e il cuore.
Al primo piano c'è la degustazione, ma io mi devo astenere, osservando e invidiando mio marito, che invece con soli 10€ si è accaparrato una scelta di tre nettari degli dei da assaporare, nonchè un calice di vetro che si terrà di ricordo..Comunque lo seguo e lo consiglio: 1-Brunello di Montalcino "Camigliano" . Cerco a questo punto nella zona " Grandi marchi e Gran Cru" il mitico Sassiccaia, (e quando ci ricapita di assaggiarlo?) ma, non trovandolo, chiedo a una sommelier, che mi fa capire che un'etichetta del genere non ha bisogno di pubblicità, quindi non è presente nella scelta. Peccato, penso, in fondo un po' di bellezza alla portata di tutti ogni tanto non farebbe male.. 2-Guidalberto tenuta san Guido (stesso produttore Sassiccaia a quanto ci dicono) 3-Schioppettino di Prepotto (il mio preferito dopo il Chianti classico). Usciamo e guardando il sorriso un po' ebete di Gabriele, penso che sia molto soddisfatto della visita.. Il padiglione in effetti è davvero ben studiato e lo consiglio come tappa obbligata di Expo!
I cugini d'oltralpe ci accolgono a casa loro e sono davvero curiosa, dal momento che ne avevo sentito parlare molto bene.
In effetti è così: bel padiglione con un percorso fra le colture tipiche delle varie regioni di Francia, mentre all'interno bottiglie, mestoli , piatti e pentole appesi alle pareti e in bella vista nelle teche, come a ricreare un' immagine di fattoria di lusso. Bella l'idea delle cupole sensoriali, fra cui quella che riproduce le voci degli chef e il rumore di una cucina; molto chic i nomi degli chef stellati, ognuno accanto ad una costellazione.
Penso che alle 13.50 ho fame e al piano superiore ci attende il "Café des chefs": leggendo il menù giudichiamo i piatti abbordabili per le nostre tasche, non così purtroppo per le bottiglie in carta e , non vedendo la possibilità di singoli calici, desistiamo. Lì a fianco i cordiali Paesi Bassi ci aspettano con la loro eat street , piena di furgoni del gusto e il ristorante al coperto e al fresco in cui ci sediamo..
Continua..
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Maria